Mangio al ristorante da sempre. Due volte alla settimana almeno quasi sempre in coincidenza dei viaggi di lavoro. Inevitabilmente i ristoranti e le trattorie di Roma e Milano vanno per la maggiore. Esperienze varie lungo le rotte che vanno da Torino a Venezia con puntate meno metropolitane in giro per l'appennino, sopratutto quando da Mhz103.3 arrivano notizie sconfortanti per la A1, nel tratto che da Bologna spesso non porta a Firenze.
Mi piace cucinare e mi piace mangiare bene e a forza di fare il beta tester delle diverse cucine ho affinato un certo gusto. Non è facile trovare qualcosa che vada sopra la media di una buona ed onesta cucina. Ancora meno facile trovare qualcosa che possa stupire. Quando capita questo spazio può ben servire per segnalarlo.
Inizio questa guida estemporanea dalla cena di ieri sera. Milano, cena, unico riferimento il bisogno di non andare troppo lontano dall'albergo. Zona non particolarmente raccomandabile fra la Centrale e corso Buenos Aires. In mezzo a troppi ristoranti etnici, molto dubbi, e qualche proposta di stretta osservanza vegetariana sono entrato proprio in uno di quelli che di solito evito: Lucca, in via Panfilo Castaldi.
Nome da brividi claim di supporto anche peggiore: "la tradizione toscana a Milano". Come entrare in un ristorante italiano a Londra o a Hong Kong.
A volte, comunque, ispirazione ed bisogno fanno superare i più radicati pregiudizi: sono entrato.
Belle sale. Cucina a vista ma dietro un vetro ben sigillato. Personale giovane sia in sala che in cucina. Ambiente cortese. Sala fumatori non affollata e senza nebbie.
Menù esteso ma non enciclopedico dalla cui lettura emergevano insieme a classici toscani come il pollo fritto, la bistecca, i fiori di zucca e le varie bruschette alcune proposte originali.
Per me occhio, fantasia e scelta immediata per le polpette di fave con salsa di peperone piccante mentre il mio ospite, non toscano, si lanciava sulla tagliata al rosmarino e sui fiori di zucca fritti.
Mi aspettavo qualcosa di molto simile a dei felafel, di cui pure sono ghiotto, e sono stato invece sorpreso da un sapore nuovo, apparentabile ma solo per la comune presenza dell'ingrediente principale, privo di cumini e altre assimilabili spezie.
Intanto il verde brillante del contenuto rivelava l'uso di materia prima fresca e non essiccata. Prezzemolo, aglio e, forse, origano o maggiorana esaltavano poi un profumo più fresco e naturale. L'accostamento con la crema di peperone, piccante ma non troppo, risultava veramente azzeccato.
Una vera sorpresa insomma che da sola valeva una pur ottima cena e che merita la segnalazione con invito alla prova.
Un solo appunto. In un ristorante che vuole essere "toscano" gradisco molto il dirottamento dei gusti ma non sopporto quello linguistico: se toscano deve essere che siano baccelli e non fave. E' d'obbligo!
Web link
Mi piace cucinare e mi piace mangiare bene e a forza di fare il beta tester delle diverse cucine ho affinato un certo gusto. Non è facile trovare qualcosa che vada sopra la media di una buona ed onesta cucina. Ancora meno facile trovare qualcosa che possa stupire. Quando capita questo spazio può ben servire per segnalarlo.
Inizio questa guida estemporanea dalla cena di ieri sera. Milano, cena, unico riferimento il bisogno di non andare troppo lontano dall'albergo. Zona non particolarmente raccomandabile fra la Centrale e corso Buenos Aires. In mezzo a troppi ristoranti etnici, molto dubbi, e qualche proposta di stretta osservanza vegetariana sono entrato proprio in uno di quelli che di solito evito: Lucca, in via Panfilo Castaldi.
Nome da brividi claim di supporto anche peggiore: "la tradizione toscana a Milano". Come entrare in un ristorante italiano a Londra o a Hong Kong.
A volte, comunque, ispirazione ed bisogno fanno superare i più radicati pregiudizi: sono entrato.
Belle sale. Cucina a vista ma dietro un vetro ben sigillato. Personale giovane sia in sala che in cucina. Ambiente cortese. Sala fumatori non affollata e senza nebbie.
Menù esteso ma non enciclopedico dalla cui lettura emergevano insieme a classici toscani come il pollo fritto, la bistecca, i fiori di zucca e le varie bruschette alcune proposte originali.
Per me occhio, fantasia e scelta immediata per le polpette di fave con salsa di peperone piccante mentre il mio ospite, non toscano, si lanciava sulla tagliata al rosmarino e sui fiori di zucca fritti.
Mi aspettavo qualcosa di molto simile a dei felafel, di cui pure sono ghiotto, e sono stato invece sorpreso da un sapore nuovo, apparentabile ma solo per la comune presenza dell'ingrediente principale, privo di cumini e altre assimilabili spezie.
Intanto il verde brillante del contenuto rivelava l'uso di materia prima fresca e non essiccata. Prezzemolo, aglio e, forse, origano o maggiorana esaltavano poi un profumo più fresco e naturale. L'accostamento con la crema di peperone, piccante ma non troppo, risultava veramente azzeccato.
Una vera sorpresa insomma che da sola valeva una pur ottima cena e che merita la segnalazione con invito alla prova.
Un solo appunto. In un ristorante che vuole essere "toscano" gradisco molto il dirottamento dei gusti ma non sopporto quello linguistico: se toscano deve essere che siano baccelli e non fave. E' d'obbligo!
Web link
Nessun commento:
Posta un commento